
Ti senti “troppo emotiva”? Forse è solo il tuo corpo che sta parlando
Quante volte hai pensato: “Perché reagisco così? Perché sento tutto così tanto?”
Essere emotivi non è un difetto. Al contrario: spesso è un segnale che il corpo sta cercando di raccontare qualcosa che non ha ancora trovato voce.
Quando le emozioni passano dal corpo
Ansia, pianto facile, tensione muscolare, irritabilità… non sono “esagerazioni”, ma risposte di un sistema nervoso che ha perso momentaneamente il suo equilibrio.
Secondo la Teoria Polivagale di Stephen Porges (2011), il nostro sistema nervoso è costantemente in dialogo con l’ambiente: cerca segnali di sicurezza o di minaccia.
Quando percepiamo (anche inconsciamente) un pericolo, il corpo attiva risposte automatiche — accelerazione del battito, respiro corto, ipervigilanza, irritabilità — che non sempre corrispondono alla situazione reale.
Dan Siegel (2012) ricorda che le emozioni non sono “nemiche da controllare”, ma energie vitali che nascono dall’incontro tra corpo, cervello e relazioni. Sentirle in modo intenso significa che il sistema sta lavorando, anche se a volte in eccesso.
E Bessel van der Kolk (2015), nel suo ormai classico Il corpo accusa il colpo, spiega come il corpo conservi memorie emotive anche quando la mente non riesce a dare parole: ecco perché certe emozioni sembrano “troppo” e ci colgono all’improvviso.
La tecnica delle 3 ancore
Non possiamo sempre fermare l’emozione sul nascere, ma possiamo imparare a radicarci nel presente quando sentiamo che sta crescendo troppo. Prova così:
Nomina una cosa che vedi
Nomina una cosa che tocchi
Nomina una cosa che ascolti
È un modo semplice per riportare la mente all’“adesso” e dare al corpo un piccolo sollievo. Un’àncora, appunto.
Questa tecnica rientra nelle pratiche di grounding, utilizzate in diversi approcci psicoterapeutici (Ogden, Minton & Pain, 2006), per calmare il sistema nervoso e ritrovare centratura.
In sintesi
Se ti senti “troppo emotiva”, non è un difetto: è il corpo che sta parlando.
Ascoltarlo, con piccoli gesti quotidiani, significa imparare a riconoscere i suoi segnali e offrire a te stessa un nuovo spazio di sicurezza.
E se senti che da sola non basta, ricorda: un percorso psicoterapeutico può aiutarti a dare senso a quelle emozioni, a comprenderne il linguaggio e a trasformarle in risorse.
Bibliografia
Porges, S. W. (2011). The Polyvagal Theory: Neurophysiological Foundations of Emotions, Attachment, Communication, and Self-Regulation. W. W. Norton & Company.
Siegel, D. J. (2012). La mente relazionale. Neurobiologia dell’esperienza interpersonale. Raffaello Cortina Editore.
Ogden, P., Minton, K., & Pain, C. (2006). Trauma and the Body: A Sensorimotor Approach to Psychotherapy. W. W. Norton & Company.
van der Kolk, B. A. (2015). Il corpo accusa il colpo. Mente, corpo e cervello nell’elaborazione delle memorie traumatiche. Raffaello Cortina Editore.
Linehan, M. M. (2015). DBT Skills Training Manual. Guilford Press.